RASSEGNA STAMPA

"Monito alle classi dirigenti del Sud: senza progetto non si decolla"

14.08.2014

da La Gazzetta del Mezzogiorno

PRESIDENTE RISORSE EUROPEE IL DELLA COMMISSIONE «BILANCIO? DELLA CAMERA: I FONDI COMUNITARI AGGIUNTIVI NON SOSTITUTIVI

Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera: allora, dall` Europa ci sarebbe un altro monito all`Italia per l`uso non proprio ottimale, per usare un eufemismo, dei fondi comunitari.

Sorpreso?

”Non avevamo bisogno che fosse Bruxelles a dirci che l`Italia ha gravi problemi di "governance". Quando in Parlamento abbiamo sottolineato nella relazione "Bonavitacola" (deputato pd e relatore in commissione bilancio sul provvedimento) che il Mezzogiorno era ed è in affanno a causa del caos nei rapporti tra Regioni e amministrazioni centrali in tanti hanno sottovalutato la portata del tema derubricandola al solito dibattito parlamentare”.

Oltre alle responsabilità delle regionali, forse il livello centrale avrebbe dovuto
fare di più?

”Il governo, che non ha colpe perché ha ereditato il negoziato, prima di dare il via libera all`accordo di partenariato avrebbe dovuto però chiedersi come mai, i protagonisti del fallimento di questi anni (regioni e amcentrali) fossero tutti così allegramente d`accordo. Sul Mezzogiorno, nessuno dei protagonisti aveva indicato con chiarezza l`orizzonte. E senza un orizzonte chiaro su cosa debba essere il Mezzogiorno, lo sviluppo delle Regioni del Sud non si trasforma in priorità nemmeno nei documenti istituzionali”.

Da dove occorrerebbe ricominciare?
Vanno riscritte riscritte le priorità partendo da un assunto di fondo: oltre 30 miliardi dei 41 sono del Mezzogiorno e non possono essere, come spesso è accaduto sia in agenda 2000 che nella programmazione 2007-2013 essere considerati sostitutivi delle risorse nazionali; ma aggiuntive. E invece si fa l`errore di considerare le risorse nazionali di cofinanziamento ai fondi Ue come una concessione al Sud con il risultato del taglio senza precedenti delle risorse ordinarie”.

Settimo decennio?

”Alla fine, dieci anni dopo una serie impressionanti di omissioni, le risorse comunitarie sono diventate sostitutive e per molte regioni sono l`unico (colpevolmente) centro di spesa; e la bocciatura comunitaria è solo l`ultimo atto di una serie infinita e imperdonabile di errori”.

La colpa è di tutti e quindi di nessuno?

”Nel mirino sono finiti innovazione, ricerca, agenda digitale e cultura: uno schiaffone alle nostre colpe maggiori. Proprio i punti di debolezza che ci fanno soffrire di più e che abbiamo il dovere di trasformare in punti di forza. Oggi la classe dirigente italiana a partire da quella meridionale, deve pretendere che le risorse siano aggiuntive, che le quote di cofinanziamento nazionale non devono incidere sul patto di stabilità per l`intero periodo di programmazione e che le regioni che non sono in grado di privilegiare gli assi oggetto della critica di Bruxelles vanno di fatto, sull`uso dei fondi Ue anche commissariale

 

Senza fondi comunitari per il Sud il futuro è nero. Vede questa consapevolezza?

”Il 2014-2020 è senza appello. senso se sono aggiuntive, se vanno alle imprese che creano lavoro e sviluppo, se con il cofinanziamento nazionale impattano sul Pil anche locale, stimolano investimenti privati e aumentano occupazione. Questa pretesa e questo impegno devo essere di tutti. Indipendentemente dal colore politico. Soprattutto dell`intera classe dirigente meridionale. Perché, inutile negarlo su questi temi, un cuore nazionale che pulsa e pensa anche al Sud non c`è e in questi ultimi 20 anni non c`è mai stato”.

Nel 2011 la Bce di fatto affosso il governo Berlusconi. Vede similitudini con questa fase?

”No, no.. si tratta di fasi storiche ed economiche diverse. L`Italia è in deflazione, lo dico da anni, sin dai tempi dei governi Monti e Letta. In economia se si sbaglia la diagnosi la cura non produce gli effetti sperati”.

Quindi, come va curato il malato-Italia?

”Come un Paese che è in deflazione, invece continuiamo a curarlo come un Paese in recessione e che ha una serie di ritardi. Bari è una delle città italiane più esposte. La realtà è che tante fasce di lavoratori fanno lo stesso lavoro guadagnando meno del passato".

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