RASSEGNA STAMPA

Nuove regole per le coop

07.12.2014

da Il tempo, di Francesco Boccia, deputato del Pd.

L’inchiesta «Mafia Capitale» impone una doppia riflessione. La prima riguarda la gestione della cosa pubblica e ha un carattere etico e, più in generale, legato al principio di legalità. Il rapporto tra un amministrazione pubblica e delinquenti comuni non può ammettere alcuna giustificazione. In questi casi politici o funzionari pubblici coinvolti devono essere puniti con fermezza. Condivido le parole del segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, secondo cui «una società che non cura la legalità è una società destinata a lasciare il predominio soltanto al più forte e a calpestare il più debole».

La seconda riflessione, invece, riguarda il ruolo delle cooperative in Italia. La funzione nobile di queste associazioni sarebbe quella di avere soci lavoratori ma spesso non accade e i dipendenti sono precari che non decidono alcunché. Un modello che va bloccato. Su questo terreno Roma è soltanto la punta dell’iceberg. Sono tante le città che organizzano i servizi sociali con finte cooperative e senza gare d’appalto. Inoltre i sindaci non possono continuare ad allungare i contratti con le proroghe, che nascondono, in alcuni casi, il malaffare. La mia proposta è che le eventuali proroghe siano autorizzate da un organo di controllo, se non dalla stessa Corte dei conti. Da cinque anni mi batto in Parlamento, tra le altre cose, per questi due temi, non più rinviabili: l’abolizione delle gare al massimo ribasso e, appunto, la modifica delle regole per l’assegnazione delle proroghe. Mi sento dire spesso che non è possibile cambiare le cose per una serie di ragioni, che contesto. Argomenti usati a destra e a sinistra. Ma ora la politica deve dare risposte.

Francesco Boccia, deputato del Pd

 

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