RASSEGNA STAMPA

Per il Mezzogiorno si dovrebbe sempre fare di più. Ma in legge di Stabilità ci sono novità non di poco conto.

17.12.2015

Intervista rilasciata a Roberto Calpista, pubblicata sulla Gazzetta del Mezzogiorno

Francesco Boccia è il presidente della commissione Bilancio della Camera.

«Voci» dicono che potrei anche chiamarla prossimo ministro. C' è del vero?
Ma no, a me piace il ruolo che svolgo.

E le voci?
Non so. Forse sono nate nel momento in cui il premier mi ha chiamato per la gestione in commissione del decreto Salva Banche, come poi da Palazzo Chigi hanno sottolineato in un comunicato.

Ma i suoi rapporti con Renzi quali sono?
Non ho mai avuto pregiudiziali su di lui, ma ho sempre fatto una questione di merito. Conosco Matteo da quando era presidente della Provincia di Firenze. Avevamo un rapporto intenso che adesso è rinato appunto sulle questioni di merito.

E la «crisi di mezzo»?
Ero un po' il trait d' union tra lui e Enrico Letta. Alla fine, nel passaggio tra governi ci sono andato di mezzo. Adesso ritengo superata quella fase critica.

Della questione Boschi che ne pensa?
È sotto gli occhi di tutti che siamo davanti ad un atto di vero sciacallaggio. Spero che il mio partito non ripeta gli errori già fatti con Josefa Idem e la Cancellieri. Personalmente sono convinto che Maria Elena Boschi non sapesse nulla della Banca Etruria.

Boccia lei era alla Leopolda?
Non ci sono mai stato.

E alla «contromanifestazione» romana della minoranza dem?
No. Sono un apolide delle correnti. È finita una stagione che è pure stata importante, ma ora c' è una nuova generazione che avanza, c' è una visione diversa. Ed è un bene per il Pd.

Per il Pd o per il Partito della Nazione?
Guardi ho letto le dichiarazioni del sindaco di Firenze Dario Nardella e non le condivido.
Culturalmente il Pd non ha nulla a che vedere con D' Anna o Barani. Anche con Area popolare, formazione in cui ho tanti amici, in realtà non abbiamo nulla in comune. Temo che un eventuale fritto misto non porti nulla di nuovo. Il Pd è sinistra riformista.

I «gufi» dicono che nella legge di stabilità c' è poco Sud. È vero?
Per il Mezzogiorno si dovrebbe sempre fare di più. Però ci sono novità non di poco conto.

Per esempio?
Il credito di imposta senza il «retino» messo da Tremonti. Mancava dai tempi di D' Alema presidente del Consiglio, tempi in cui il Sud cresceva più del Nord. E penso agli interventi per Bagnoli, la terra dei fuochi, le infrastrutture. Una buona parte è stata fatta, ora non bisogna mollare.

E per la «sua» Puglia?
Ci sono 15 milioni per contro l' erosione della costa nella Bat, dopo la richiesta da parte della Regione. Anche se, per come è messa la Puglia, mi auguro che si possa intervenire su un raggio più ampio. E penso ai tanti professori universitari idonei di 1° fascia che per le regole ottuse del bilancio restavano associati. Una norma ora sblocca questa situazione. E ancora l' intervento proposto da Rocco Palese sui precari alla Regione: un intervento giusto.

E per l' Ilva?
È un problema serio, aggravato dal fatto che lo Stato ci sta mettendo la faccia, ma c' è molta «timidezza» da parte del mondo imprenditoriale.

Cosa ci poteva essere nella Stabilità e invece non c' è?
Peccato per la mancata decontribuzione sul lavoro. È come un' incapacità di andare oltre i limiti del sistema. Secondo i miei calcoli c' era la possibilità di far fruttare una quota tra 2-3 miliardi del Pac 2007-2013 non utilizzati. Se ne riparlerà nel caso nel 2017.

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO



LEGGI ALTRI ARTICOLI