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Dopo scelta Regno Unito su Google Tax, silenzio italiano assordante e imbarazzante

04.12.2014

“Trovo davvero imbarazzante questo ostinato silenzio del governo italiano sull'elusione fiscale dei giganti del web. Il Regno Unito si appresta a varare una tassa fissa molto dura, pari al 25%, sui profitti delle multinazionali che spostano il fatturato nelle controllate in Paesi con tassazione più conveniente, se non addirittura dopo due passaggi, in Paesi off-shore; tassa non a caso ribattezzata a Londra, in queste ore, Google Tax, molto più alta e dura del tentativo di armonizzazione dell'Iva fatto in Italia con la cosiddetta ‘web tax’, subito cancellata dal governo Renzi. Cancellazione rivendicata con orgoglio dal Premier, come primo atto del suo esecutivo.

In Italia il Parlamento, come fatto del resto da governi e parlamenti in Francia e in Germania, hanno tentato in questi anni di porre fine all’emorragia finanziaria legata a quella parte di economia digitale gestita direttamente dalle multinazionali, trovando una durissima avversione da parte delle lobbies al servizio delle stesse multinazionali e di politici compiacenti. Il nostro tentativo di allineare le imposte indirette, proprio per evitare una tassazione diretta, dura e che non sembrasse una clava contro chi, in realtà, continua a trovare ogni escamotage per rinviare la loro omogeneizzazione rispetto ai sistemi fiscali nazionali, è stato sempre duramente osteggiato in tutte le sedi politico-istituzionali. Alla fine del semestre di presidenza italiano della UE manca meno di un mese, al governo italiano adesso il compito e la responsabilità di fornire quelle risposte che continua a rinviare, dando finalmente voce a questo silenzio assordante che sul tema finora ha preferito mantenere. Se in Europa, nonostante gli impegni assunti, non dovesse esserci alcuna soluzione, nemmeno durante il nostro semestre di presidenza, allora la scelta netta degli inglesi potrebbe essere l'unica via immediata per far pagare agli elusori le risorse che quotidianamente sottraggono alle amministrazioni fiscali nazionali, continuando ad alimentare un sistema di concorrenza sleale”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera.

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