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Tobin tax: no alla strada indicata dal governo

19.12.2012
Perché è stata limitata la base imponibile della Tobin tax? Una semplice domanda rivolta al ministro Grilli sulla quale, adesso, pretendiamo una risposta. Perché di tassa sulle transazioni finanziarie in questi mesi s?è parlato tanto, non solo in Aula ma anche al di fuori, perché gli interessi in ballo sono tanti e le pressioni, anche quelle, non sono state da meno. E proprio per evitare che tutto si concluda con un nulla di fatto o, ancor peggio, con un qualcosa che sia ben lontano dall?essere definito ?una buona norma?, pretendiamo da parte del governo, almeno, un po? di chiarezza. Neanche un mese fa, il 22 novembre scorso per la precisione, alla Camera è stato approvato un ordine del giorno che impegnava il governo ad ampliare la base imponibile della Tobin tax includendo tutti gli strumenti derivati con una conseguente riduzione delle aliquote allo 0,01%. La scelta fatta, invece, con la norma inserita nel Ddl Stabilità, in queste ore al Senato, non va in questa direzione. Anzi. Tanto per cominciare, a differenza della versione iniziale proposta dal governo, che prevedeva una tassazione dello 0,05% su tutti i tipi di prodotti con la sola esenzione dei titoli di Stato, con l?attuale formulazione si limiterebbe l?applicazione della tassa al mercato azionario e, per mantenere il gettito stimato, s?è preferito aumentare le aliquote: 0,22% per i mercati non regolamentati ? cosiddetti Otc ? e 0,12% per quelli regolamentati. Per quanto riguarda i derivati (un mercato che, ricordo, vale circa 600.000 miliardi di dollari, pari a oltre dieci volte il PIL mondiale) si parla di ?una tassazione che non prevede aliquote proporzionali ma una misura fissa modulata in relazione alla tipologia dello strumento che si applicherà dal primo luglio 2013?. Mentre ?per specifiche categorie di contratti come gli swaps su azioni e relativi rendimenti, indici o misure, contratti a termine collegati ad azioni e relativi rendimenti e contratti finanziari differenziali collegati alle azioni, la tassa raddoppia a 200 euro sempre per contratti di valore nozionale oltre un milione di euro?. Per futures, warrants, certificates, covered warrants e contratti di opzione su azioni, invece, ?la tassazione potrà arrivare fino a massimo 100 euro per contratti di valore nozionale oltre un milione di euro?. Ulteriore elemento che circoscrive la base imponibile ?è la scelta di tassare il saldo, ovvero la plusvalenza, a fine giornata invece di colpire tutte le transazioni intraday, che si svolgono durate la giornata escludendo così migliaia di operazioni di banche ed hedge fund nonché di speculatori day-traders online che operano, spesso, con soldi prestati dalle banche aprendo decine di operazioni che vengono chiuse a fine giornata?. È evidente, stando così le cose, che queste modifiche hanno preso una deriva ben diversa dalla proposta originaria. E vogliamo capire il perché. Riporto, testualmente, il testo dell?interrogazione che abbiamo presentato al ministro dell?Economia. Perché vogliamo avere ben chiare: ?Quali siano le ragioni che hanno indotto il governo a scegliere di limitare la base imponibile della Tobin tax a talune fattispecie di strumenti finanziari, andando in direzione opposta all?ultima decisione assunta dal Parlamento europeo, rischiando in tal modo di compromettere il raggiungimento dell?obiettivo finanziario stimato e di determinare effetti negativi sul mercato azionario italiano?. Perché i rischi di una tassazione così concepita sarebbero tanti. Quali? Intanto si rischierebbe di esentare gran parte delle transazioni finanziarie facendo ricadere il peso del gettito su una ristretta base imponibile. Ma non solo. Un tale meccanismo di tassazione non armonizzato a livello europeo, infatti, rischierebbe di scoraggiare gli investitori istituzionali esteri rendendo i titoli italiani meno competitivi, favorendo in questo modo l?investimento in strumenti di debito che sono esenti dalla tassa. Viceversa, non pagherebbe nulla chi effettua transazioni finanziarie non azionarie quali ad esempio le speculazioni messe in atto, solo per citarne uno, sul mercato dell?oro. O, ancora, sarebbe da valutare con attenzione ?la considerazione secondo la quale attraverso prodotti finanziari strutturati sembrerebbe possibile eludere la Tobin tax attraverso i cosiddetti contract for difference al costo di un centesimo su futures e un trentesimo su opzioni su azioni con un tetto in euro che limita il costo oltre il milione di euro, con conseguente perdita di gettito che in Francia è stato stimato abbia sottratto, nei primi tre mesi, circa tre quarti del gettito previsto?. Vogliamo proseguire su questa scia? Mi auguro di no. Anche perché, mi pare evidente, che il contesto in cui il Paese si muove non sia stato, ancora, messo in totale sicurezza. Basta guardare i segnali di allarme lanciati in questi giorni da alcune agenzie di rating su un possibile allungamento della fase recessiva dell?Italia anche nel secondo semestre del 2013. Così come lo spread tra Bund e Btp che continua a oscillare per il rischio speculazione. Speculazione finanziaria che sta continuando ? e ricordarlo ai più ogni tanto non fa male ? a minare la credibilità e la fiducia nel nostro Paese e impone un alto prezzo da pagare in termini reali: maggiori oneri sul debito pubblico, infatti, determinano minori risorse da destinare alle politiche sociali e alla crescita. Con quale risultato? Una continua perdita di competitività delle nostre imprese e di posti di lavoro. Quindi, visto che dal 2008 è stata una nostra battaglia, visto che l?Odg approvato alla Camera andava in tutt?altra direzione e visto la deriva che la Tobin tax sta prendendo in queste ore al Senato, dal ministro Grilli ci aspettiamo delle risposte. La Tobin tax deve essere strutturata in maniera tale che sia una tassa bassa. Ma pagata da tutti gli operatori. Su questo il PD è stato chiaro. Con tutti. E se proprio non si riesce ad elaborare un buon testo ci sarebbe sempre l?opzione del rinviare tutto, in modo che sia il nuovo governo a decidere la base imponibile.

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