RASSEGNA STAMPA

Sud, le Regioni hanno fallito

10.08.2015

Intervista rilasciata a Nando Santonastaso pubblicata su Il Mattino

«I dibattiti anche ad agosto sono utili», dice Francesco Boccia, l'economista presidente Pd della Commissione Bilancio della Camera. Che a Renzi non esita a riconoscere il merito di avere messo il Sud al centro del confronto, «mi auguro non solo politico ma anche culturale del Paese», aggiunge.

Hanno pesato più i dati Svimez, l' esigenza di tenere buona la minoranza del partito o le bacchettate di Saviano?
«Un po' tutte e tre le cose insieme. Ma è evidente da tempo che una parte del Paese si è scollata dal resto dell'Italia e dall'Europa. Paghiamo le conseguenze di un'agenda dettata per troppi lustri solo dall'emergenza che spesso, peraltro, coincide con profondi drammi umani e generazionali».

Anche lei nell'elenco di chi piange per il Sud?
«Tutt' altro. Sono troppo pragmatico per non passare dalle parole ai fatti, nella consapevolezza che la classe politica è stata incapace di imporre soluzioni di medio-lungo periodo».

Appunto, la politica: Renzi dice che il problema è vostro, della politica...
«Renzi vuol dire che il problema Sud va affrontato con gli strumenti della politica. E io condivido questo ragionamento. Ci sono due priorità a mio giudizio che vanno affrontate subito e sono entrambe molto pragmatiche: cosa deve fare la politica e in particolare il Pd sapendo che la questione meridionale è una sfida per tutto il Paese; e cosa significa lanciare nel Sud una grande, indispensabile stagione dei doveri».

Partiamo dalla politica.
«Serve un coordinamento politico per i quattro pilastri che afferiscono alle scelte e ai progetti di rilancio del Sud: parlo del Cipe, di Invitalia, della programmazione regionale e dell'Agenzia per la Coesione. Che il cappello sia a Palazzo Chigi mi sta più che bene...».

Un sottosegretario con poteri forti piuttosto che un ministro, insomma?
«Ma andrebbe bene anche un consulente del premier, non mi appassiona affatto questo tipo di dibattito. Sottosegretario o ministro, l'importante è che risponda sempre a Palazzo Chigi. Conta molto di più che quei quattro pilastri rispondano ad un unico coordinatore. Il Cipe di fatto è già per così dire "al governo" ma è impensabile che si possa andare avanti con 22 programmazioni regionali, spesso incomprensibili, e che per la programmazione 2014-2020 ci siano ben undici programmi nazionali».

Troppi ma l'accordo di partenariato è già bell'e approvato anche da Bruxelles...
«Guardi, 25 anni di programmazione dei fondi strutturali sono più che sufficienti per capire dove abbiamo sbagliato. Nello stesso quarto di secolo le due Germanie si sono unificate ma il Mezzogiorno ha visto aumentare il divario dal resto del Paese. La totale inadeguatezza dei piani regionali di questi ultimi anni è sotto gli occhi di tutti. Certo, ha ragione Renzi quando dice che esistono più Sud, con aree della Puglia e della Campania di assoluta eccellenza ma non possiamo dimenticare che in Calabria, Sicilia e nella stessa Campania ci sono ancora luoghi in cui lo Stato non entra nemmeno».

Torniamo ai pilastri.
«Invitalia è un' Agenzia che funziona bene ma interviene solo a fabbisogno, per così dire, quando cioè è attivata dalle scelte della politica. In un raccordo unico come quello che io auspico potrebbe fare molto di più: il modello dei contratti di programma è vincente, lo dimostrano i risultati. Ci sono loro dietro la nascita delle centinaia di start up al Sud. Bisogna però rifinanziare subito questo strumento anziché inseguire ancora i "progetti sponda", un'autentica vergogna, la certificazione del fallimento delle politiche di convergenza».

Resta l' Agenzia per la Coesione territoriale.
«Mi chiedo: se è nata per il monitoraggio della spesa dei fondi Ue, bastava un centro studi. Se è nata per le valutazioni dei progetti, rischia di essere inutile perché gli strumenti c' erano già. Se doveva accelerare la spesa, mi domando se non sia più giusto puntare su un coordinamento politico che abbia peso anche sulle Regioni. Io non voglio fare polemiche ma trovo a dir poco indecente che amministrazioni regionali e locali abbiano finanziato non gli strumenti per lo sviluppo delle imprese e dell' occupazione ma piscine, campi di calcetto, rotonde e reti fognarie di cui persino si sono vantati».

Anche nella direzione Pd, mi pare...
«Dobbiamo spiegare ad alcuni sindaci Pd che difendono la frammentazione e lo spezzatino delle risorse che così si fanno solo clientele o si cerca di far quadrare i bilanci. Ecco perché bisogna rivedere i programmi regionali. Io sono per puntare su grandi assi strategici, specie in Campania e in Puglia. Ci sono 22 miliardi di soli fondi Ue per i prossimi sette anni: mi piacerebbe che nel nuovo periodo di programmazione si facesse una sorta di Patto politico condiviso, individuando anche un simbolo per questa stagione: se nel dopoguera fu l'Autostrada del Sole a unire il Paese, oggi potrebbe essere l' autostrada della Rete. Partiamo con gli investimenti sulla banda ultralarga dal Sud, da Sicilia e Calabria. E concentriamo risorse anche sui porti, sugli aeroporti che non vedono atterrare aerei se non con sovvenzioni. E naturalmente sulle start up».

Soldi, sempre soldi?
«Guardi, anche stavolta dò ragione a Renzi. Non bisogna dividersi tra chi dice che servono ancora risorse e chi dice che sono state spese male. Faccio un esempio per restare nel concreto: se ci fosse il coordinamento politico che è mancato, ci si accorgerebbe che la Banca del Mezzogiorno ha investito al Sud solo 67 milioni su un miliardo e 300 milioni di impieghi. Il ministro competente avrebbe già tolto almeno la parola Mezzogiorno dal logo. E ancora: se le Poste si privatizzano, cosa ne sarà del Fondo centrale di garanzia? Si può accettare che siano i privati a decidere cosa investire nel Sud?».

E la stagione dei doveri cosa vuol dire?
«Dove c'è la criminalità organizzata, dove c'è contiguità con i clan della mafia non ci può essere la politica e ovviamente il Pd. Questa stagione deve portare la nostra generazione politica a prendere le distanze da tutti quelli che sono stati un po' benaltristi in questi ultimi anni. Lo dico con affetto a Martina: non si può affrontare il tema di come si siano spesi i soldi al Sud perché questo è un problema anche del Nord. E gli scandali Mose ed Expo dimostrano che la criminalità è arrivata anche lì».

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