RASSEGNA STAMPA

Chi ha rovinato il PD ora non può certo rifondarlo

17.09.2018

Intervista rilasciata a Stefano Caselli, pubblicata su Il Fatto Quotidiano

Ma quale scioglimento. Si faccia il congresso il prima possibile. Siamo un partito a pezzi, ma abbiamo ancora una buona base elettorale. Con tutto quello che è successo pensare che il 18% degli italiani possa darci ancora fiducia, adesso, è tanta roba".

Parole amare, quelle di Francesco Boccia, ex presidente Pd della Commissione Bilancio della Camera.  Boccia, partiamo da Orfini: sciogliere il partito e rifonderlo: una proposta che non sembra aver avuto molto successo...
Per forza, la proposta - per di più fatta dal presidente del Partito - non poteva avere alcun successo. Il Pd non è una Spa e noi non ne siamo gli amministratori. Abbiamo avuto l’onore di rappresentarlo - qualcuno purtroppo non degnamente - e tutto possiamo fare tranne che arrogarci il diritto addirittura di sciogliere qualcosa che non è nostro. Il Pd è una comunità di persone che non abbiamo servito adeguatamente. Serve un congresso presto e prendere atto che il fallimento culturale del renzismo è stato anche la disfatta di una generazione intera. La rottamazione è stata un disastro senza precedenti per la sinistra italiana. E tra i responsabili metto anche chi, come me, si è sempre opposto al renzismo. Fa male assistere alla sconfitta di chi criticava i sessantenni, ma che quello stesso gruppo dirigente possa pensare di fare e disfare ancora il partito è una cosa che non sta né in cielo né in terra.

Qual è stato il vostro errore più grave?
Il Pd, purtroppo, è nato nel 2008 per disperazione dopo la caduta di Prodi. Sarebbe dovuto nascere nel `96, ma allora mancò il coraggio. E dal 2008 è iniziato il percorso che ha stravolto la nostra identità. A non cogliere la sfida della nuova epoca digitale sono stati proprio i 40enni: mentre nel mondo si acuivano le differenze tra ricchi e poveri, noi che rappresentavano la sinistra europea non abbiamo colto il senso della più grande rivoluzione capitalista della storia: abbiamo preferito i selfie con Jobs, Cook, Bezos e Zuckemberg. I nuovisti del mio partito, tra cui Renzi, erano allora come Toni Blair, dieci anni dopo però.


Quali dovranno essere i punti principali su cui discutere?
L’Europa e il rapporto con i 5 Stelle. A chi nel mio partito sostiene che i 5 Stelle siano uguali alla Lega rispondo di no. Molte cose di quel mondo non mi piacciono, ma l’attenzione sociale dei 5S è altra cosa rispetto al soffiare a prescindere della Lega sul vento del conflitto. I 5 Stelle intercettano una parte del nostro elettorato proprio per la loro sensibilità sui temi sociali. La parte più povera del Paese oggi guarda alla Lega e ai 5 Stelle ed è una pericolosa illusione ottica (soprattutto quella salviniana) che porta il Paese a destra e contro l’Europa. Ma non basta dire "sì" Europa, la sinistra non deve aver paura dell’establishment e, se serve, di piegarlo alle ragioni collettive. Se l’Europa che sostieni è quella di Juncker e Merkel, due leader di destra, passi anche tu per uno di destra. Siamo arrivati al paradosso di difendere un modello europeo di destra. Ma che se la vedano Berlusconi e Salvini, non noi. Davvero ogni volta che aprono bocca i Junker e i Moscovici ci fanno perdere voti. Poi ci stupiamo che la gente non ci sopporta più...

Intanto ci sono anche quelli che vanno a cena a casa Calenda, tipo Renzi, Minniti e Gentiloni...
Mi viene da sorridere. Suggerirei loro qualche cena in meno e qualche hamburger per strada in più. Bisogna stare tra i ventenni, sono loro che ti raccontano come va il mondo, che ti raccontano le complessità. Se vuoi governare e non guardi lì non vai da nessuna parte.

Chi vedrebbe bene alla guida del Pd?
Intanto spero che ci siano molti candidati. Chiunque vinca dovrà prima di tutto ascoltare, mettere insieme le cose e non pensare di poter fare quello che vuole. Per anni Renzi ha ripetuto "non mi avete fatto lavorare", salvo poi cacciare tutti gli oppositori. Deve finire l’era del partito con un uomo solo al comando. E sarà importante capovolgere il modello di gestione finanziaria: più risorse ai circoli e meno al centro, dove sono state sperperate per propaganda spesso inutile.

Durerà il governo gialloverde?
Penso che non abbia senso che vada avanti, sono due forze politiche troppo diverse. Più dura e più si rafforzerà Salvini Lo dico per loro e per il Paese. Se vanno oltre le europee saranno obbligati a sopravvivere e a farsi male a vicenda.

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