RASSEGNA STAMPA

Il Pd perde perché è fuori dalla realtà

30.06.2018

Intervista rilasciata a Elisa Calessi, pubblicata su Libero 

Hanno rimosso la realtà per salvare sé stessi», accusa Francesco Boccia. Perciò non è «oltre il Pd» che bisogna andare. Ma «oltre il renzismo» e oltre i renziani. Ossia quel gruppo dirigente che «ha condiviso le scelte di Matteo Renzi», salvo poi far finta di nulla, dice il deputato dem, tra i fondatori con Michele Emiliano di Fronte Democratico. 

Ma ha ancora senso il Pd? Ormai è scomparso persino dalle regione rosse. 
«Ha ancora più senso. La politica del marchio è renzismo, berlusconismo e sotto alcuni aspetti alvinismo; 
ne è stata attratta anche una parte della sinistra finendo per autodistruggersi. Il Pd non è di proprietà di qualcuno, tornerà di moda se ripartirà dai principi della sinistra, quando finirà questa ubriacatura da sciami digitali». 

Che ubriacatura? 
«La sindrome per cui se tutti vanno in quella direzione, ci vai anche tu. E via con dirette Facebook e tweet. La scomposizione del centrosinistra è iniziata così. Poi sono arrivati Salvini e Di Maio. E grazie a noi sono andati insieme al governo». 

Le elezioni amministrative, però, hanno quasi cancellato il Pd dalla cartina. 
«Erano sconfitte prevedibili». 

Anche lei ce l`ha con l`onda del populismo? 
«Non solo. È evidente che il ciclo dell`autosufficienza del Pd, iniziato con Renzi, ha portato a questo». 

Negli ultimi mesi Renzi si è eclissato. Ma non è andata meglio. 
«Quando cambi strategia, gli effetti si vedono per anni. Il problema non è Renzi, ma il renzismo». 

Cioè? 
«L`esaltazione della rottamazione prevedeva un modello culturale e politico. Possiamo dire che si è rivelato fallimentare? E poi non c`è stato solo Renzi, ma un intero gruppo dirigente responsabile di quella cultura, quanto lo stesso Renzi». 

A chi si riferisce? 
«Da Orfini, che è il presidente del partito, in giù. In questi anni hanno girato la testa dall`altra parte. Hanno 
ottenuto da Renzi tanto e ora gli saltano addosso e questo mi dispiace umanamente, ma hanno le stesse responsabilità politiche. Se un leader va in una direzione sbagliata, il gruppo dirigente deve dirgli che è 
sbagliata. Invece, pure nelle ultime elezioni politiche, nessuno ha avuto il coraggio di dirgli che sbagliava. Sentire ancora oggi miei colleghi che difendono quel ciclo, mi fa cadere le braccia». 

Però da mesi c`è Martina. 
«Cosa poteva fare? Ha gestito il partito con un gruppo che non è cambiato e che rimuove la realtà. In una situazione del genere puoi solo fare ordinaria amministrazione. Per questo bisogna fare il congresso». 

Cosa hanno rimosso? 
«La realtà. Gli errori». 

Quali? 
«Fare un referendum di fatto contro gli italiani, alcune scelte di politica sociale, far passare i Cinque Stelle come i nemici del popolo, per poi regalarli a Salvini trasformandolo in un leader di destra». 

Perché avrebbero rimosso? 
«Per salvare la loro coscienza e le loro carriere. Ma non hanno capito che è finita. Per tutti. Se non c`è una 
rottura sui contenuti, non si riparte. Vuoi stare dalle parti dei riders o degli amministratori delegati? L`ambiente si difende o no? La redistribuzione e la solidarietà sono valori? Se non vuoi stare con gli ultimi, allora fai il partito di M acron». 

Calenda ha proposto un Manifesto. 
La convince? «Per niente. Un blairismo senza Blair e con vent`anni di ritardo. Si è iscritto da qualche giorno e dà lezioni». 

Allora cosa bisogna fare? 
«Radicalizzare i principi su cui si fonda la sinistra. Solidarietà, integrazione, ambiente. Partire dalle periferie, non dai Parioli». 

Solo che le periferie stanno con Salvini. 
«Torniamoci nelle periferie, è casa nostra. E poi bisogna fare il congresso». 

Quando? 
«Subito. Ma stavolta di sei mesi. Si parte da tesi, non dai nomi. Poi si va al confronto tra iscritti e alle primarie». 

Con quale candidato? 
«Lo vedremo dopo le tesi. Noi di Fronte democratico abbiamo le nostre proposte e avremo il nostro candidato». 
Zingaretti? 

«No, uno nostro. Se Zingaretti è in campo è una buona notizia, ma per essere credibile deve spiegare perché non si è opposto alle scelte di Renzi. Mi auguro che anche Calenda si candidi così avrà meno tempo per i tweet e più per dimostrare di avere consenso». 

L`aria è di rinviare il congresso a dopo le elezioni europee. 
«Chi sceglie questa strada, sceglie di ammazzare il Pd. Basta furbizie per far sopravvivere la carcassa di gruppi dirigenti che hanno fatto solo danni. Bisogna permettere al Pd di tornare ad esprimersi, far tornare le voci libere che si sono allontanate: Prodi, Cacciari, Barca, Civati. Mettere in prima linea giovani come Peppe Provenzano e tanti altri che ora si organizzano fuori dal Pd». 

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