RASSEGNA STAMPA

Chiudere la stagione del renzismo, basta con autosufficienza del Pd

25.06.2018

Intervista rilasciata a Dario Borriello, pubblicata su Lapresse

Roma, 25 giu. (LaPresse) - Il trend negativo del Partito democratico si conferma anche ai ballottaggi dell'ultima tornata di elezioni amministrative. Dopo la debacle alle Politiche del 4 marzo scorso, i dem perdono roccaforti storiche come Pisa, Imola, Massa o Siena, certificando così la fine delle cosiddette 'zone rosse', e forse di una classe dirigente. Ne ha parlato con LaPresse il deputato Francesco Boccia, membro della Direzione nazionale ed ex presidente della commissione Bilancio della Camera.

DOMANDA Il centrosinistra registra una nuova sconfitta. Onorevole Boccia, quali sono le ragioni, secondo lei? 

RISPOSTA "Questo è l'ultimo atto di una scelta catastrofica figlia del Pd autosufficiente teorizzato dopo il successo alle Europee 2014. Il Pd era ed è il perno del centrosinistra unito. Averlo scientemente scomposto ha determinato questo disastro. Non a caso nelle regioni in cui il centrosinistra largo è stato difeso abbiamo vinto ovunque. Il caso Puglia è emblematico: 10 a 1 per il centrosinistra".

D. Secondo il sindaco uscente di Siena, Bruno Valentini, ad esempio, la perdita delle 'roccaforti rosse' è dovuta a un'onda nazionale che premia sì il messaggio leghista, ma sconta anche la debolezza della classe dirigente del Pd che "ha fatto il suo tempo". È arrivato il momento per Renzi e Martina di farsi da parte e lasciare che ci sia una nuova prima linea?

R. "Il sindaco uscente di Siena ha ragione quando parla di debolezza della classe dirigente, ma ora scaricare le colpe su un dirigente o sull'altro non ha molto senso ed è fin troppo facile. Certo, va chiusa la stagione del renzismo intesa come la stagione dell'autosufficienza del Pd; e di un Pd che rompe con i mondi tradizionali della sinistra italiana. No, ora bisogna ricostruire dalle fondamenta".

D. Alla luce dei risultati delle Amministrative, il Congresso del Pd deve essere anticipato o è meglio arrivare alla scadenza naturale dell'attuale mandato, con un segretario reggente?

R. "Va aperto immediatamente. Non ha alcun senso trascinarsi. Va fatto con calma, però, senza corse all'impazzata come nel 2017. Apriamo subito la fase congressuale partendo da tesi alternative. Va aperta una discussione seria sulle cause delle sconfitte e sulle proposte che si trasformano in mozioni. In sei mesi si può fare un Congresso serio e si può rifondare il Pd".

D. Come si ricrea credibilità per il centrosinistra e dunque per il Pd?

R. "Al tempo della più grande e dirompente rivoluzione capitalistica, attraverso il digitale che ha cambiato la società, l'economia e stravolto i modelli stessi della globalizzazione, si può solo partire dai diritti. Quelli non passano mai di moda e quando la sinistra fa la sinistra, il consenso torna. E solo la sinistra può tornare a indicare la rotta ai giovani, ai loro genitori e ai loro nonni nel tempo delle destre nazionaliste. Salvini da questo punto di vista impone in Italia un'accelerazione del percorso che è, per quanto mi riguarda, l'opposto di chi teorizza la macronizzazione della proposta politica. Serve una sinistra moderna, netta, radicale e con lo sguardo nel futuro. Non bisogna mai vergognarsi di parlare ossessivamente e di agire su lavoro, diritti, ambiente, povertà, modelli redistributivi, integrazione ed Europa pensando che tutto questo non sia moderno. Mai come adesso sono questi i pilastri del mondo digitale aperto, che necessita di nuove rotte e nuove regole. La sinistra deve decidere da che parte stare. Salvini e la destra hanno scelto fili spinati, muri, dazi e l'isolamento, noi possiamo solo, con radicalità, stare dalla parte opposta".

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